Gino Bartali è diventato ormai un riferimento mondiale. Lo si ricorda in tanti modi, non sempre coerenti. Correndo in sella ad una bicicletta è un modo genuino, diretto, leale a Gino. Israel Cycling Academy è un team Pro-Continental fondato nel 2015, formato da ciclisti provenienti da 12 nazioni diverse. Parliamo di un gruppo a cui aderiscono ragazzi provenienti dalla Nuova Zelanda, dall’America, da Israele..da tutto il mondo per essere qui, insieme, oggi.
Israel Cycling Academy ripercorre in bicicletta il tragitto Firenze – Assisi in onore di Gino Bartali
L’idea di correre sull’itinerario battuto più e più volte da mio nonno, è una cosa che prima o poi mi aspettavo accadesse. Non è di per sé originale. Quello che fa di questa corsa qualcosa di unico è il fatto che i partecipanti siano ragazzi di differenti etnie e culture, disposti a farsi ore e ore di viaggio solo per questa corsa che li unisce nel ricordo di un grande campione. In ricordo delle sue gesta umanitarie, che tra poco saranno studiate direttamente sui libri di scuola.
Il nonno Gino con grande coraggio e determinazione, per due anni ( 1943-’44) prese parte ad una rete interreligiosa ideata dal Rabbino di Firenze Nathan Cassuto e dall’Arcivescovo Elia Dalla Costa. Con i suoi numerosi viaggi tra Firenze, Assisi e Perugia, Gino riuscì a salvare molti ebrei a cui era stata riservata una sorte infausta: la prigionia, l’agonia, la morte. Trasportando documenti falsi nella canna della sua bicicletta, in una sorta di “staffetta” clandestina, lui correva in nome del bene, della pace, della giustizia. Gino non fu uomo di parole, ma di fatti. Promotore ed artefice.
Oggi con Israel Cycling Academy team è un vero incontro tra sport e storia.
Il ritrovo è a Ponte a Ema, luogo originario di mio nonno, il quale visse in questo borgo fino a quando si sposò nel 1940. Vedo arrivare il team dalla strettoia di Via Chiantigiana, donne incluse finalmente! Abbiamo accolto il gruppo con grande entusiasmo, insieme alle Istituzioni di Firenze. Con piacere faccio strada all’interno Museo del Ciclismo Gino Bartali, a cui sono davvero affezionata.
Qualche membro nuovo del team non l’ha mai visitato. Colgo nei loro occhi ammirazione ed entusiasmo. In onore di Gino Bartali oggi si percorre un tragitto di quasi 200 km. Mi viene spiegato che i percorsi su strada saranno due, di cui uno più breve per i meno allenati. Con piacere conosco Aili McConnon, giornalista e autrice del libro “La Strada del Coraggio”, in America “Road to Valor”. Uno, tra i molti dedicati a Gino che merita di essere letto.
Il libro è stato d’ispirazione in America, qualcuno ancora non conosceva Bartali
Adesso in tanti lo stanno riscoprendo. Chi lo considera un mito, un dio, una vera leggenda. A volte lo si dipinge come un eroe, ma lui non voleva essere chiamato così. “Gli eroi sono altri” diceva, “quelli che soffrono e muoiono”.
Lui, vissuto in altri tempi, che sembrano antichi. Coperto da un alone “divino”. Cresciuto in una famiglia di contadini, dalla fervida fede cattolica e da valori genuini: l’amore per la famiglia, l’amicizia, l’altruismo e l’umiltà. Un ragazzo comune che col tempo, con la fama, il suo carisma, le ardue imprese sportive diventa un grande uomo. Gino, campione e icona di un ciclismo “eroico” che dagli anni Cinquanta comincia a strutturarsi in modo diverso, cambia volto arrivando ad essere ( nel bene e nel male) il Ciclismo moderno di oggi.
Io, mio nonno, lo sento “umano” e “divino”. Nei miei ricordi familiari lui non scalava le montagne. Lui era semplice. Leggendo le imprese della sua vita comprendo che era … tante cose in unica persona. Qualcosa di più, ultimamente, ha contribuito ad elevare la sua figura ad un livello “intoccabile”, che trascende lo sport:
l’aver salvato tante vite durante la guerra, e tenendolo nascosto a tutti.
Una grande beffa per tutti! Non ti avrebbero lasciato in pace un secondo nonno se l’avessi detto subito! E poi “il bene si fa, ma non si dice, altrimenti perde il suo valore” come dicesti.
Breve discorso di Ran Margaliot, Team Manager, che convoca i ragazzi attorno alla bicicletta di Bartali, l’ultima utilizzata nella sua carriera. Introduco brevemente le attività museali, che in questo periodo di Maggio nell’attesa del Giro d’Italia sono molte. Sono state contattate TV e giornalisti. Quest’ anno l’ Israel Cycling Academy team non passa certo inosservato. C’è giusto il tempo per un breve saluto a Jonathan Freedman, ebreo ortodosso che vive a Brooklyn, forte sostenitore del programma e grande appassionato di Bartali.
E’ bello vedere le persone unite in uno sport bellissimo quale è il Ciclismo, a cui mio Gino ha dedicato una vita, rincorrendo sogni e oltrepassando traguardi. In onore di Gino Bartali oggi si ripercorre ancora una volta “la strada del coraggio.”
Un ringraziamento ad Adam Smulevich, giornalista UCEI ( Unione delle Comunità Ebraiche Italiane) collaboratore e referente in Italia del team.
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