Lo scorso anno la scuola media Pier Cironi di Prato ha inaugurato il Giardino dei Giusti all’interno del proprio istituto scolastico. L’iniziativa è avvenuta a seguito di un bando finanziato con i fondi dell’istituto scolastico regionale. Nel giardino è stato intitolato un albero per ogni uomo che agì in modo eroico per salvare gli ebrei dal genocidio della Shoah.
L’albero dedicato a Gino Bartali è poco distante da quello in onore a padre Rufino Niccacci.
Entrambi presero parte alla medesima rete clandestina di salvataggio durante la Seconda Guerra Mondiale, contribuendo a salvare tanti ebrei destinati ai campi di concentramento. Padre Rufino coordinava le azioni dal convento di San Damiano ad Assisi, in stretta collaborazione con il Vescovo Placido Nicolini . Altro importante ingranaggio della macchina ” di salvataggio” era Gino Bartali ( Gino il Pio, l’amico dei frati), il quale svolse il rischioso compito di corriere.
Con l’ occasione dell’ inaugurazione del giardino, sono state sviluppate una serie iniziative parallele per ricordare questi uomini giusti. Agli studenti è stato chiesto di scrivere un tema su Bartali. Con grande piacere sono entrata in contatto con Massimo, padre di Lorenzo della classe 1 C, giovanissimo autore del veritiero e commuovente testo che vi riporto.
Ricordandovi che il giardino della scuola Pier Cironi è anche visitabile al pubblico dalle 7,30 alle 19,30 dal lunedì al venerdì, vi invito alla lettura e, nuovamente, ad uno spunto di riflessione sugli
esempi GIUSTI del nostro tempo.
Gino Bartali è stato un campione di ciclismo a cavallo della Seconda Guerra Mondiale. E’ morto nel 2000 a 86 anni e nel 2013 è stato nominato Giusto tra le Nazioni dallo stato israeliano, riconoscimento per i non ebrei che hanno rischiato la vita per salvare anche un solo ebreo durante le persecuzioni naziste. Durante la seconda guerra mondiale Gino Bartali si allenò con la sua bicicletta tra Firenze ed Assisi. In questi allenamenti, nascosti nel telaio della sua bicicletta, trasportava documenti falsi per le famiglie ebree per salvarle dalle deportazioni. Così facendo ha salvato tante persone da morte certa rischiando ad ogni viaggio la sua stessa vita.
Una volta infatti fu arrestato mentre era di ritorno da uno di questi allenamenti perché la polizia segreta aveva intercettato una lettera dal Vaticano che ringraziava Bartali per gli aiuti che lui dava. La polizia voleva allora sapere di quali aiuti si trattasse. Gino disse che mandava alla Chiesa beni di prima necessità come pasta, olio, zucchero e farina. Il capo della polizia era il maggior Carità che era famoso per la sua crudeltà. Il luogo infatti dove avvenivano gli interrogatori era noto come Villa Triste, perché spesso chi entrava veniva torturato e non ne usciva più vivo.
Si dice che quella per Gino fu una delle volte in cui ebbe veramente paura. Fortunatamente dei militari dissero che Gino era persona sincera, allora lo rilasciarono. Una delle frasi più famose di Gino Bartali era: il bene si fa man non si dice e certe medaglie si appendono all’anima, non alla giacca.”
testo a cura di Lorenzo 1 C Scuola Media Pier Cironi di Prato
Gino Bartali Giusto tra le Nazioni 2013
Medaglia d’oro al Valore Civile 2005