La Marzocchina, alla sua quinta edizione, si è svolta ieri nella valle in cui nacque e sbocciò il talento del pittore Masaccio. Dal paese di San Giovanni Valdarno, nella cui basilica è esposta una straordinaria opera di Beato Angelico, il gruppo con biciclette e abbigliamento d’epoca non l’ha data vinta al maltempo. Anche se 300 iscritti si sono ritirati a causa delle forti precipitazioni,
la ciclostorica non si è piegata alla pioggia, 140 ciclisti temerari sono partiti per le strade del Valdarno,
affrontando un percorso ridotto; l’unico agibile considerando le strade allagate ( in parte sterrate) non praticabili. Il tuono delle 6 del mattino sveglia il paese dormiente preannunciando il temporale. C’è chi ha caricato la bici nella notte lasciandosi alle spalle il diluvio che ha danneggiato Livorno, e chi ci ha raggiunto da Firenze e altre località tutte colpite dai temporali dopo mesi di siccità.
Alle 9,30 la partenza da Piazza Cavour davanti all’imperioso Palazzo d’ Arnolfo.
Le moto iniziano a ruggire davanti all’auto de La Marzocchina , una lucente Alfa Romeo Giulia 2000 del 1971 . Con la bandiera del nonno Gino, a scacchi bianchi e blu, mi accingo a dare il via. Mia amata compagna di avventure, quest’anno sventolo la sua tela spessa per la quinta volta.
Una giornata uggiosa che ha un sapore di amicizia e solidarietà,
nei confronti degli organizzatori che hanno lavorato tutto l’anno per questo evento. Il percorso prevedeva il passaggio nell’area mineraria di Cavriglia. Risorsa che ha dato tanto lavoro agli abitanti del luogo, adesso non più attiva. Lungo la strada che si inoltra verso le cave, vi sono ancora i macchinari di un tempo e la linea ferroviaria per il trasporto della lignite. Grazie a Enel presente nel territorio con la sua centrale è stato possibile riabilitare queste zone. Come mi spiega Leonardo Brachetti, del team La Marzocchina: è stato avviato un progetto di tutela ambientale, al fine di riaprire al pubblico l’itinerario, non solo durante la ciclostorica.
La festa della Marzocchina inizia il giorno antecedente alla corsa.
Sabato pomeriggio arrivo al paese di San giovanni Valdarno, risvegliato delle sue antiche passioni in uno spensierato via vai di gente. Le botteghe artigiane si rianimano. Il barbiere in piazza accoglie i clienti in uno stand rievocativo e accattivante. Non poteva mancare il mercato vintage, richiamo di stimatori di bici d’epoca e ciclisti in cerca di ricambi ed occasioni!
Ceniamo all’aperto in piazza Masaccio, come protagonisti di un tableau vivant circondato da opere d’arte.
Il palazzo del Comune con la sua torre sorge sul lato opposto della Basilica. Di fianco, oltre le nostre spalle, tanti portici contornano i palazzi storici. Ci scaldiamo con un po’ di vino, chiacchieriamo indugiando su qualche goccia di pioggia e, dopo la cena, inciampiamo nella lotteria paesana.
Il vento s’alza. Noi lasciamo i tavoli e ognuno se ne va a dormire con la medesima speranza, guardando lassù tra le nuvole. Nonostante la pioggia, si può dire un successo mettere insieme 140 persone smosse dalla stessa viscerale passione ed entusiasmo per la bici.
Un fascino d’altri tempi che ci fa sentire partecipi della stessa avventura!
Dedico uno “zoom” ad uno dei partecipanti che ha destato il mio interesse per il suo stravagante look. Un po’ retrò, un po’ onirico. Cappello Inglese in lana con piumaggio, pantaloni di velluto dalle gialle bretelle, cravatta a farfalla detta “piccia”, corno da caccia alla volpe e guanti di pelle. In sella ad una Cimatti del 1946 .
Già si pensa alla prossima edizione, La Marzocchina 2018 , in cui ritrovarsi complici all’insegna dello sport e del divertimento. Un pensiero a Luciano Berruti, testimone e partecipe di un ciclismo eroico, scomparso recentemente per un malore proprio durante un allenamento in bicicletta. Per questo alcuni di noi indossavano la fascia in segno di lutto al braccio.
Si consiglia di sfogliare la Photo Gallery in alto, soprattutto per il look del ciclostorico citato!
1 commento
Forte la seconda foto😁.
Era davvero una giornata da lupi. Grandi!